Democrazia autoritaria

Di Elisabetta Teghil

La Repubblica rifondata sulla sicurezza interna è una scelta dello Stato e
dell’iper-borghesia o borghesia imperialista contro la conflittualità sociale e dettata dalla necessità di realizzare compiutamente il neoliberismo. Quest’ultimo è un’ideologia nel senso più compiuto del termine come visione onnicomprensiva della società. E’ l’approdo inevitabile dell’autoespansione del capitale così come l’iper-borghesia è l’autovalorizzazione di una borghesia transnazionale.
Il neoliberismo ha bisogno dello smantellamento delle situazioni economiche marginali e di sussistenza, l’iper-borghesia dell’emarginazione sociale ed economica di tutti gli altri strati della borghesia. Da qui le guerre neocoloniali e il rovesciamento di governi asimmetrici a questo progetto. Ed, altresì, il depauperamento di ampi strati della popolazione nei paesi occidentali.
La così detta crisi non è qualche cosa di inatteso o di correggibile con questa o quella formula, ma è un momento costitutivo della società neoliberista. Altro

Femminismo materialista

Di Elisabetta Teghil

Sogni…disincanto…fessure…….

Gli anni del femminismo sono stati gli anni del desiderio. Di fronte alla “miseria” offerta dal trascinamento dal femminista al femminile, l’accento sul femminismo e sulla nostra liberazione si presenta come altro, come una scommessa, un impegno oltre il presente. Momento attuale che pretende di annullare il conflitto e la ribellione e di piegare tutte/i rassegnate/i al dominio della merce.

E, a questo progetto, rinnovato ma sempre uguale, di oppressione su di noi, a questa dissipazione della libertà e dell’esistenza, le complici tendono a negare le loro responsabilità.

Anzi, chiamandosene fuori, se ne rendono, proprio in questo modo,attive e partecipi anche e, soprattutto, nel banale dispiegamento della vita quotidiana. Altro

Il mio monte Everest

Di ScateniamoTempeste

Poi ci sono i commenti che dicono che non aggiorno più il blog e io vorrei dire che è dura. Che sono precipitata in un momento di quelli in cui senti l’attacco di panico che sta arrivando. E arriva di notte, come una sgradita sorpresa. Il senso dell’inadeguatezza è davvero difficile da digerire.

 

Quando faccio fatica a fare qualcosa, riaffiorano alla mente tutti quei percorsi che non sono riuscita a finire, quelle mete che hanno raggiunto altri, il senso di inadeguatezza verso qualcosa che dovrei concludere facilmente e diventa il monte Everest. Altro

Non è noia

Di ScateniamoTempeste

Gravito fra il tempo che non ho avuto per fare questa o quell’altra cosa e la consapevolezza della linearità del tempo che mi dice che questa o quell’altra cosa sono andate e non le potrò più fare.

Questa intensa malinconia mi opprime quando finiscono un anno, una storia, un’amicizia e le mie mani sempre più nodose e più vecchie mi fanno pensare al tempo che non ritorna e alle occasioni perse. Ce ne saranno nuove e nuovi sogni, speranze, utopie, ma intanto lo so che il tempo a disposizione non è infinito… e i sorrisi, i brindisi, i festeggiamenti sono una mossa, una facciata, per fare credere agli altri che sono perfettamente integrata e non sono persa. Altro

CIE e dintorni…

Di Elisabetta Teghil

La così detta sinistra e le sue organizzazioni-satellite hanno scoperto i CIE.
Cosa teorizzano questi benpensanti? che i CIE sono illegali, dimenticando che sono una legge dello Stato, e che sono una violazione del diritto internazionale, come se non ci fossero in tutti i paesi europei.
Ma, poiché sono teorici di valore, passano da un convegno all’altro dove si  parlano fra loro e teorizzano, altresì, che i CIE sono il frutto del razzismo.
Che ci sia il razzismo nelle istituzioni è indubitabile, che combattere il razzismo sia importante e doveroso ci trova d’accordo, ma leggere i CIE come semplice espressione del razzismo non è solo riduttivo, il che non sarebbe
grave, ma è soprattutto fuorviante perché non smaschera la funzione essenziale dei CIE come momento del controllo sociale. Altro

L’impossibile è il nostro possibile

Di Elisabetta Teghil

L’accumulazione di informazioni è il processo costitutivo della produzione e riproduzione sociale e, di conseguenza, anche dell’esistenza stessa del femminismo. La lotta per l’informazione è quindi anche una lotta per la nostra liberazione.
La lettura degli avvenimenti storici è il movimento dell’informazione, è il processo di memoria dei collettivi umani, delle formazioni sociali determinate, delle classi, di frazioni di esse e di gruppi specifici.
Pertanto, la facoltà di conservare e accumulare informazioni è un passaggio obbligato per il femminismo. Per questo, l’informazione che è segno, testo, linguaggi, ha sempre un carattere di genere e di classe.
Il femminismo è un sistema di sistemi di segni, di lingue, di scelte e delle loro concrete manifestazioni  come testi. Altro

Ed è quasi festa

Di ScateniamoTempeste

Lavoro. E torno. C’è la bolletta da pagare.
Allora rimedio ancora qualche ora di lavoro. Poi torno.
E la benzina per lavorare.
Allora lavoro ancora un po’.
Meno male che ce l’ho questo lavoro.
E il gas. Che l’altro giorno uno voleva fregarmi facendomi cambiare il piano tariffario, “si faccia un regalo, che è quasi natale”. Per rotta di collo non ho abboccato che poi ho visto su internet era una truffa, perché i lavoratori oggi li mandano a truffare altre lavoratrici e altri lavoratori. Tutti col fiato sul collo. Io non so se riuscirei a truffare un’altra donna col sorriso, o un uomo. Non so. Altro

Mi scopro intollerante

Di ScateniamoTempeste

Entro dal portoncino e, sulla porta a vetri, un manifesto: “Concerto di Natale in parrocchia”. Pensavo un palazzo fosse una cosa neutra, dove al massimo l’amministratore affigge l’elenco dei numeri d’emergenza, e invece lì hanno messo il volantino natalizio, che guarda verso l’esterno e verso i passanti, come in una vetrina per la pubblicità degli eventi dell’avvento 2013. E’ su un A3.

Mi scopro intollerante. Lo vorrei staccare e strappare. Capirebbero subito che sono io. Sono l’unica strana del palazzo. Altro

“Nè dopo, nè prima”

Di Elisabetta Teghil

Il sogno femminista ricompare prepotentemente  nel nostro immaginario e nei nostri desideri. Il femminismo oggi comincia da questa capacità di costituirsi autonomamente, che abolisce lo stato di cose presenti, comincia dall’esistere come afflato nella facoltà comune di produrre, curarsi, coltivare….nella condivisione dei saperi, della poesia, della musica, delle immagini….nella forza di resistere alla normalizzazione, nell’intelligenza dell’illegalità e del sabotaggio, nella comunicazione tra avanguardia e movimenti.
Perché il patriarcato non è altro che l’espropriazione di queste capacità, è il trionfo del possesso, del denaro , della merce , della meritocrazia…. è l’illusionismo dei diritti, è la censura e la manipolazione della nostra storia .
Non si tratta tanto di sconfiggere dei soggetti, quanto l’ambiente costituito dai dispositivi semantici, discorsivi, di controllo che rendono possibile il perpetuarsi del patriarcato e del capitalismo. Da qui l’inconsistenza dell’appello alla società civile, alla convivenza, alle quote rosa…. tutte tese a rimuovere la rivolta contro lo stato delle cose . Altro

Le più oppresse delle oppresse

Di Elisabetta Teghil

La rappresentazione dell’altro da sempre è utilizzata per la costruzione di un nemico che permetta la mobilitazione dei cittadini/e per dimenticare crisi e ingiustizie. Una valvola di sfogo.
Questo impianto rappresentativo una volta costituiva l’armamentario della destra, oggi attraversa l’insieme dei discorsi mediatici anche di quelli/e che, per comodità e tornaconto continuano, a presentarsi come di sinistra. Tutto ciò da quando il PD, con le associazioni satellite e le filiazioni come SNOQ, si è trasformato in destra moderna.
L’ambito per eccellenza in cui  si esprime questo impianto  è quello che riguarda il popolo Rom, nei cui confronti il discorso politico è ridotto ad un problema di sicurezza. Altro

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